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Recensione “Le campane di Nagasaki” di Takashi Paolo Nagai

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  TITOLO: Le campane di Nagasaki AUTORE: Takashi Paolo Nagai PREZZO: € 16,00 CASA EDITRICE: Luni Editrice  AMAZON:  Link Amazon TRAMA: La  mattina del 9 agosto 1944, ore 11.02 un aereo americano, un B.29, sganciò una bomba nucleare sulla ridente pianura di Urakami, vicinissimo a Nagasaki. I risultati sono numeri scolpiti nella storia, quasi 100.000 morti dei quali 40.000 allo scoppio della bomba a 470 metri d’altezza, la temperatura al suolo raggiunse 9.000 gradi e l’onda d’urto viaggiò a 2000 metri al secondo: devastazione totale. Nonostante il monito della bomba atomica, i rumori della guerra rimbombano assordanti: con la minaccia atomica la “scelta finale” che un singolo uomo potrebbe fare schiacciando il famoso “bottone”, sarebbe totale: l’estinzione del genere umano. Nagai è un sopravvissuto a questo straziante e terribile avvenimento. Si salvò perché al momento dell’esplosione si trovava nel reparto di radiologia, schermato proprio contro le radiazioni. La sua esperienza è tremen

Marimo: l’alga giapponese

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  Il marimo è un’alga giapponese che somiglia molto ad un soffice batuffolo verde, è stato scoperto in Giappone nel lago Akan dove si ambienta la sua leggenda.  La leggenda racconta di due innamorati contrastati dalle famiglie che volevano a tutti i costi separarli, così i due giovani pur di stare insieme decisero di morire nel lago Akan. I loro spiriti dopo la morte si trasformarono in due sfere di colore verde, simbolo di amore e fortuna.  In Giappone oggi il marimo è una pianta portafortuna che simboleggia amore e fortuna, viene infatti generalmente regalata alle giovani coppie e si tramanda da generazione a generazione.  CURA DEL MARIMO Prendersi cura del marimo è molto semplice, basta immergerlo in un barattolo di vetro pieno d’acqua ed è bello vederlo muoversi su e giù nel luogo in cui vive. Attraverso questo movimento il marimo compie la fotosintesi clorofilliana liberando ossigeno come scarto. Questo processo avviene di giorno.  Le regole per curare il marimo sono: non deve ess

Baciarsi in Giappone

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  Per noi occidentali baciarsi è una grande manifestazione d’amore, ma per i giapponesi cosa rappresenta il bacio? I giapponesi ottengono la libertà di baciarsi in pubblico solo nel XX secolo.  Gli americani e gli europei, durante la restaurazione Meiji, quando si stabilirono in  Giappone  notarono che li il bacio fosse del tutto assente,  era considerato un preliminare del sesso e non un gesto d’affetto come per noi occidentali, era quindi impuro.  Durante il medioevo il  bacio  era impuro e più scandaloso del sesso  perché c’era  l’uso della bocca e della lingua, considerati lo strumento  attraverso il quale il Buddha trasmette i suoi insegnamenti, quindi qualcosa di sacro non poteva essere sporcato con il bacio. Solo nel XX secolo il bacio assume lo stesso significato che conosciamo noi occidentali, e questo grazie al cinema e alla letteratura. VIETATO BACIARSI Dalla metà degli anni 30 e durante il periodo della seconda guerra mondiale vigeva il divieto di baciarsi in pubblico, tale